Volevo condividere con voi la mia soddisfazione nell'aver sperimentato in prima persona il clima di serenità e festa al corteo pacifista di sabato a Vicenza. Lo farò pubblicando un'altra poesia dedicata alla città dal (più o meno) celebre Fernando Bandini.
Fernando Bandini
Questo posto amerò più d’ogni altro
A vent’anni sognavo allori.
Dio, che sciocchezza!
Ebbro del fumo della mia sigaretta
andavo incontro ai galli
che cantavano sulla collina,
vedendomi famoso
come Montale, come Sinisgalli
e abbastanza fornito di denaro
per viaggiare.
Poi l’invidia mi ha roso
il cuore vedendo gli altri,
assai più scaltri,
vantarsi d’una partenza
(Roma, Milano).
E intanto il mio astratto furore
tra i vecchi palazzi, al tavolo
d’un tranquillo caffè,
esorcizzava il suo diavolo
contro questa città indotta e bigotta.
Ottocenteschi abbati
scrollavano la testa dalle lapidi
fortemente negando
bigottismo e ignoranza. [...]
Se il verde stelo
che rispunta, se la festa
dei susini fioriti, che amo
malgrado tutto,
dal sonno vi scuotessero, onorevoli
personaggi inghiottiti dal tufo,
se la statua di Venere che ha in testa
il cappello del prete d’Araceli
calasse dalla gronda,
si potrebbe discutere per ore
sui problemi del sesso, sulla vita
della comunità
azzuffandoci nel sole
che scalda la città. […]
Allora, cosa dite? (Non rispondono,
è inutile sperare che si sveglino
i vecchi abbati
al rintocco di aprile.
Hanno avuto una vita civile
con qualche intoppo,
hanno fatto il possibile
per ingannare il prossimo e se stessi,
e alla fine hanno fatto anche troppo). [...]
Tutte le cose trascorrono in fretta
ed io rimango
ancora qui nella città natale.
Il mio cuore è un pluviometro,
esponendo la testa alle ventate
so la velocità del temporale.
E un giorno con un pugno schiaccerò
la cupola di rame del Palazzo
della Ragione,
ma sempre in ogni stagione
questo posto amerò più d’ogni altro.
(da In modo lampante, 1962)
1 commento:
Bandini è un grande poeta e questo blog è davvero simpatico! Ciao Simone!
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