mercoledì 14 febbraio 2007

Benvenuti!

Ciao a tutti!

Mi chiamo Simone Maculan, ho 26 anni e vivo in provincia di Vicenza.
Sono laureato in Lettere e sto frequentando la Scuola Superiore per l'Insegnamento Secondario.

Sono appassionato di poesia del Novecento: vorrei invitarvi, perciò, a condividere su questo blog i testi poetici che ritenete più significativi. Ne può uscire una bella antologia!

Allora a presto! Anzi... dimenticavo di mettervi il testo di apertura.
Parlando di Novecento, direi che è d'obbligo partire da Montale!

Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari,il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.


Ciao
Simone

7 commenti:

Michi ha detto...

Maculan... questo cognome mi dice qualcosa!!!... ma è lei quel famoso poeta?!... oh, non ci posso credere!!! ;)...
Un blog per creare un'antologia... bell'idea! Darò il mio contributo:

Noi siamo in quattro...

Noi siamo in quattro
vecchi, sì, tutt'e quattro:
io, la sorella, la Tonina e il gatto.]
Primo a morire, stamattina, è lui.
Piccolissimo "fatto
del giorno": non l'umano, ma il felino.]
Anche questo è destino:
è passata la morte e a scelto il gatto.

(Marino Moretti, Diario senza le date)

Ciao Simo!
Michi

Simone ha detto...

Ohhh...
la Rechichi si distingue sempre per gusto e originalità!

Basti pensare a Pir meu cori alligrari...

Michi ha detto...

Simo,
come si dice dalle mie parti:
Nui 'nda sonamu e nui 'nda cantamu!

Mauro_Z ha detto...

Metto anch'io una delle mie poesie preferite, L'uscita mattutina, di Giorgio Caproni. Ciao!

Come scendeva fina
e giovane le scale Annina!
Mordendosi la catenina
d’oro usciva via
lasciando nel buio una scia
di cipria, che non finiva.

L’ora era di mattina
presto ancora albina.
Ma come s’illuminava
la strada dove lei passava!

Tutto Cors’Amadeo,
sentendola, si destava.
Ne conosceva il neo
sul labbro, e sottile
la nuca e l’andatura
ilare – la cintura
stretta, che acre e gentile
(Annina si voltava)
all’opera stimolava.

Andava in alba e in trina
pari a un’operaia regina.
Andava col volto franco
(ma cauto, e vergine, il fianco)
e tutta di lei risuonava
al suo tacchettio la contrada.

Mauro_Z ha detto...

ERRATA CORRIGE. Al v. 11 si legga "Amedeo" e non "Amadeo".

Temp ha detto...

Ciao Simone, complimenti per il blog! La tua anima poetica non si smentisce mai...
Allora contribuisco citando da Biagio Marin, poeta a te caro la cui patria è a me geograficamente vicina...

Tante stagion passàe
tante rose sfogiàe
e femene passìe
che più no rìe.

E oltre xe sparie,

fior de memoria,
quasi la storia
de le restìe.

Riavele in vita
per sol un baso
'desso che ocaso
a morte me invita.

Un abbraccio da Temp

Simone ha detto...

Grazie a tutti voi che siete intervenuti!

Ciao

Simone